Taralli morbidi di San Biagio

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Per Natale mi sono regalata qualcosa di unico che desideravo da anni, quel genere di doni che non puoi annoverare tra le cose comuni, non è un oggetto prezioso, anche se per me ha un valore inestimabile, non lo puoi scartare, lo puoi solo vivere.

Per Natale mi sono regalata una nuova possibilità, un corso di lettura ad alta voce.

Per la verità il regalo mi è stato fatto dalla casa editrice milanese Marcos y Marcos, che mi ha permesso di rientrare tra i partecipanti al corso della voce BOOKSOUND – I libri alzano la voce, un corso per preparare lettori volontari nelle scuole offerto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e promosso dalla Rete Civica per la promozione del libro e della lettura “Pescara Legge” in occasione della Giornata della Memoria.

In questa occasione ho avuto modo di conoscere una professionista straordinaria, la nostra formatrice BookSound l’attrice (+speaker  +doppiatrice +autrice) Tina Venturi che, ci ha guidati alla scoperta della nostra voce, del nostro corpo e del nostro rapporto più profondo con le parole.

STRAORDINARIO 

Come il suo libro che le ho chiesto di autografarmi e che ho da poco terminato di leggere.

“Scrivi la tua voce”, è un libro frizzante, ironico e didattico allo stesso tempo, per nulla noioso come molti manuali di dizione, anche perché qui c’è molto di più. Questo manuale è un condensato della vita professionale di Tina, della sua profonda esperienza nel campo tradotta in consigli, esercizi, aneddoti e contenuti selezionati immediatamente spendibili.

Il corso mi ha anche permesso di conoscere uno spazio molto interessante della città di Pescara, lo SPAZuna ex scuola pubblica ora autogestita e convertita in centro di aggregazione giovanile, un luogo vitale e pieno di belle persone.

Ma veniamo ai taralli, “perché è per questo che scrivi il tuo blog” come mi bacchettava simpaticamente una lettrice non ammettendo che io divagassi sulla mia vita, laddove io, invece, non so scindere la cucina dalla mia esistenza.

Ad un mese di distanza dal primo incontro con un secondo weekend ho lavorato attivamente assieme ad altre lettrici ai libri scelti da leggere nelle scuole primarie, ma un’influenza devastante mi ha messa KO per due settimane, e ironia della sorte, senza un filo di voce, ho dovuto arrendermi e non prestare il mio contributo a questo progetto tanto desiderato.

Ancora oggi stremata dai postumi della malattia e dai medicinali, ho pensato di rivolgermi a San Biagio, con la sua festa alle porte (3 febbraio), baciando i taralli dolci come vuole la nostra tradizione prima di mangiarli. Avrei dovuto pensaci prima, visto che questo non è un rito riparatore, bensì un rito di scongiuro-protezione-prevenzione dai possibili malanni invernali della gola. E se non funziona potrò sempre riprovare quello sciroppo fatto in casa… ve lo ricordate?

Che prevenga o curi per me, mangiare un buon tarallo può fare solo del bene, soprattutto se sono così morbidi perché hanno tanta ricotta nell’impasto, una ricetta della signora Giuliana conosciuta in rete che ho leggermente arricchito e che da adesso farà parte di quella sezione del mio quaderno di cucina che si intitola “I mai più senza”.

Taralli morbidi di San Biagio

per 12 pezzi grandi o 16 medi

  • 200 g di farina 00
  • 200 g di farina integrale
  • 300 g di ricotta di mucca
  • 130 g di zucchero
  • 2 uova intere
  • la buccia grattata di un limone grande
  • un cucchiaino di estratto di vaniglia
  • due cucchiai di semi di anice
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • zucchero semolato per la copertura

Sbattere le uova per bene e aggiungere la ricotta. Amalgamare e unire lo zucchero, il limone, la vaniglia e i semi di anice. Unire pian piano le farine setacciate con il lievito, impastare velocemente e formare una palla. Lasciare riposare 30 minuti.
Riprendere l’impasto, fare dei cordoncini e unirli per creare la forma dei taralli, girarli nello zucchero facendolo aderire solo alla parte superiore dei taralli, posizionarli su una teglia coperta di carta forno e infornare a 180° statico per 15/20 minuti.

La tradizione vuole che si facciano benedire, si portino a casa e si distribuiscano ai parenti e prima di mangiarli si bacino chiedendo la protezione del Santo.

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