Taralli con il naspro per Taste Abruzzo
Del bianco abbagliante del naspro che copre questi dolci ho ancora un’immagine vivida nonostante sia un ricordo di 30 anni fa.
Avevo solo 8 anni e il compito di montare a mano lo zucchero, gli albumi e qualche goccia di succo di limone era già mio.
Avevo solo 8 anni e il compito di montare a mano lo zucchero, gli albumi e qualche goccia di succo di limone era già mio.
Le braccia così piccole facevano fatica, per arrivare al tavolo mi mettevo in ginocchio sulla sedia, ma durava poco, così a volte abbracciavo la scodella e camminavo in cucina.
Sento ancora adesso la stanchezza che mi faceva piangere,
mi innervosiva questo lavoro e avrei preferito impastare o praparare quelle forme circolari, così ipnotiche e rassicuranti.
Eppure, andavo avanti.
Non sapevo che più tardi nella vita questo strano esercizio di pazienza mi avrebbe aiutata, non sapevo quanto questo compito così impegnativo dal punto di vista fisico sarebbe stato molto vicino a quell’esperienza quasi mistica delle danze sacre di Gurdjieff che provai da adulta.
Il qui ed ora, il silenzio dei pensieri, la scoperta del proprio limite e il superamento nell’estrema stanchezza fino ad arrivare al risultato.
Non immaginavo che dopo tutti questi anni sarebbe stato così bello preparare il naspro a mano, sentire di nuovo la rugosità dello zucchero e quel sapore che prima ancora di esploderti in bocca arriva ai tuoi ricordi partendo dal naso.
Vi lascio la ricetta, sono davvero semplici, qui li vedete in versione “pop” ma li trovate da Taste Abruzzo, nella loro veste classica.